Controversia esicasta

Gregorio Palamas

La controversia esicasta fu una disputa teologica nell'impero bizantino durante il XIV secolo che divise i sostenitori e gli oppositori di Gregorio Palamas.

Pur non essendo uno dei moventi principali della guerra civile bizantina, influenzò e fu influenzato dalle forze politiche in gioco durante quel conflitto. La disputa si concluse con la vittoria dei palamisti e l'inclusione della dottrina palamita come parte del dogma della Chiesa ortodossa orientale, nonché con la canonizzazione di Palamas.

Intorno all'anno 1337, l'esicasmo attirò l'attenzione di un dotto membro della Chiesa cattolica di rito greco, Barlaam, un monaco calabrese che si era trasferito a Costantinopoli circa sette anni prima. Gregorio Palamas, monaco athonita ed esponente dell'esicasmo, gli aveva cortesemente comunicato alcune critiche ai suoi scritti teologici. Barlaam incontrò gli esicasti e ascoltò le descrizioni delle loro pratiche. Formatosi nella teologia scolastica occidentale, Barlaam fu scandalizzato dalle descrizioni che ascoltava e scrisse diversi trattati ridicolizzando le pratiche. Egli definì eretica e blasfema la dottrina della luce increata secondo la quale l'obbiettivo della pratica esicasta è l'esperienza della luce vista dai discepoli durante la Trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor. Gli esicasti affermavano che dicevano che questa luce non apparteneva all'essenza divina, ma era contemplata come un'altra ipostasi. Barlaam riteneva questo concetto politeistico, in quanto postulava due esseri eterni, un Dio visibile (immanente) e uno invisibile (trascendente).

Gregorio Palamas, divenuto nel frattempo arcivescovo di Salonicco, fu invitato dai suoi confratelli sul monte Athos a difendere l'esicasmo dagli attacchi di Barlaam. Ben educato nella filosofia greca, conoscitore del metodo dialettico -e quindi in grado di difendere l'esicasmo con metodi in uso anche in Occidente-, Palamas difese l'esicasmo negli anni Quaranta del Trecento in una serie di sinodi a Costantinopoli e scrisse una serie di opere a suo supporto.

Nel 1341 la controversia giunse davanti a un sinodo tenutosi a Costantinopoli che, tenuto conto dell'attenzione in cui si tennero gli scritti dello pseudo-Dionigi, condannò Barlaam, il quale ritrattò e tornò quasi subito in Calabria, divenendo poi vescovo di rito bizantino di una diocesi in comunione con il Papa. Si tennero altri cinque sinodi sull'argomento, al terzo dei quali gli oppositori di Palamas ottennero una breve vittoria. Tuttavia, nel 1351, in un sinodo sotto la presidenza dell'imperatore Giovanni VI Cantacuzeno, la vera distinzione di essenza-energheiai' di Palamas fu stabilita come dottrina della Chiesa ortodossa.

Gregorio Acindino, che era stato un discepolo di Gregorio e aveva cercato di mediare tra lui e Barlaam, divenne critico nei confronti di Palamas dopo la dipartita di Barlaam nel 1341. Un altro oppositore del palamismo fu Manuel Kalekas che cercò di riconciliare le Chiese orientali e occidentali. In seguito alla decisione del 1351 vi fu una forte repressione contro i pensatori antipalamisti. Kalekas riferisce di questa repressione fino al 1397, e per i teologi in disaccordo con Palamas, alla fine non rimaneva altra scelta che emigrare e convertirsi all'unione con la Chiesa latina, un percorso intrapreso da Kalekas così come da Demetrio Cidone e Giovanni Ciparissiota.


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